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Libri che parlano di donne: biografie e romanzi di donne che hanno fatto la storia

Scritto da Silvia

Libri che raccontano donne che hanno fatto la storia. Biografie e romanzi da leggere assolutamente per conoscere la vita di donne che hanno influenzato la storia, dalla politica all’arte alla scienza.

La storia recente e quella più antica annoverano tra i propri protagonisti grandi personalità femminili, che purtroppo però non sono riconosciute dalla letteratura così spesso come meriterebbero. Pensate ad esempio alle biografie presenti sugli scaffali delle librerie, nella maggior parte dei casi di tratta di titoli dedicati a celebrità maschili, sportivi o politici tra tutti. Ecco perché negli ultimi anni ho cercato libri, anche poco conosciuti al grande pubblico, che mi consentissero di scoprire la vita di donne che hanno lasciato un’impronta nella storia. Da Michelle Obama e Marie Curie, che non hanno bisogno di presentazioni, a Plautilla Bricci e Gerda Taro, rispettivamente la prima donna architetto della storia moderna e la prima fotoreporter a cadere sul campo di battaglia. A molte altre ancora.

Una selezione di titoli dedicati a donne forti ed intraprendenti che sono state e continuano ancora oggi ad essere d’ispirazione. Biografie, autobiografie e romanzi storici che vi consiglio assolutamente di leggere.

Libri di donne che hanno fatto la storia: i titoli da leggere assolutamente

1. “Becoming. La mia storia” di Michelle Obama: l’autobiografia della prima first lady nera

Il primo libro di cui vi voglio parlare è l’autobiografia di una donna che è stata protagonista indiscussa della storia moderna: Michelle Robinson Obama. Un libro che ho divorato in un paio di giorni, nonostante le oltre cinquecento pagine.

L’ex first lady racconta magistralmente la sua vita, dall’infanzia nel quartiere di South Side a Chicago alla laurea a Princeton, dagli esordi della sua carriera legale fino all’incontro con Barack Obama, tirocinante nel suo studio. E da lì un grande amore, la corsa alla presidenza, le difficoltà nel trovare un equilibrio e nel farsi strada per una donna, e oltretutto nera, in un Paese dove la questione razziale è tutt’altro che risolta. Il suo impegno con le figlie e il sostegno al marito, il supporto alle minoranze e i molti progetti di sensibilizzazione, uno fra tutti quello per promuovere uno stile di vita più sano e consapevole, grazie anche all’esempio del primo orto realizzato alla Casa Bianca.

Ho amato questo libro, l’ho trovato estremamente sincero, privo di faziosità e, cosa assolutamente non scontata, non politicizzato. Un racconto appassionante e diretto, da cui emerge una donna forte, determinata, brillante, che non ha usato la popolarità per screditare con quest’autobiografia i suoi avversari, ma che si è raccontata senza filtri dando spazio soprattutto alle persone che hanno avuto un ruolo positivo nella sua vita. In quest’ottica non poteva ovviamente mancare Barack, descritto come un uomo puro, idealista, infaticabile e presentato anche attraverso un “dietro le quinte” in cui è Michelle la vera protagonista. Le discussioni, i sacrifici durante la campagna elettorale, l’assoluta mancanza di privacy, la voglia di far vivere alle figlie una vita quanto più normale possibile, il suo ruolo da first lady vissuto inizialmente come estraneo e poi modellato su sè stessa.

Ero insieme intimorita ed euforica per essere la First Lady ma non ho mai pensato nemmeno per un secondo che fosse un ruolo affascinante e facile. Nessuno che abbia gli aggettivi “primo” e “nero” associati al suo nome lo penserebbe.
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2. “Io sono Malala” di Malala Yousafzai: la biografia della vincitrice del Premio Nobel per la Pace nel 2014

Un altro libro da leggere assolutamente è l’autobiografia di Malala Yousafzai, la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la Pace, scritto da Malala stessa in collaborazione con la giornalista Christina Lamb.

Pagina dopo pagina questo libro presenta la condizione femminile in Pakistan in tutta la sua indicibile tristezza, in particolare dopo l’arrivo dei talebani. Malala, grazie anche all’esempio del padre, decisamente “moderno” per la società pakistana e abile oratore, inizia a lottare con entusiamo e impegno per il diritto all’istruzione delle donne, per abbattere una disparità di genere sempre più radicata. Il 9 ottobre 2012, dopo essere uscita da scuola, Malala è vittima di un attentato terroristico. Tre proiettili la colpiscono in pieno volto e la riducono in fin di vita. Miracolosamente la ragazza si salva e riprende la sua lotta con ancora più vigore.

Un inno alla libertà, all’uguaglianza di genere, alla concessione di diritti che noi siamo abituati a dare per scontati ma che in molti Paesi sono appannaggio solo di pochi. Un libro che chiunque dovrebbe leggere. Una piccola grande donna che ha fatto e continua a fare la storia.

Ero una bambina, venuta alla luce in un paese in cui, quando nasce un maschio, tutti escono in strada e sparano in aria, mentre le femmine vengono nascoste dietro una tenda, perché già si sa che nella vita il loro ruolo sarà semplicemente quello di far da mangiare e mettere al mondo figli. Per molti pashtun, quello in cui nasce una femmina è un giorno triste.
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3. “L’architettrice” di Melania G. Mazzucco: la biografia della prima donna architetto della storia moderna

Una donna che ha fatto la storia dell’arte è senza ombra di dubbio Plautilla Bricci, nota per essere stata la prima architettrice. In questo libro, che è allo stesso tempo romanzo storico e biografia, la Mazzucco ne racconta la vita nel Seicento, secolo del potere papale, degli intrighi di corte e delle opere di Bernini, un’epoca ricostruita con estrema precisione grazie ad un lavoro di ricerca durato quasi vent’anni.

Plautilla è figlia di Giovanni Bricci, artista poliedrico anche se di poca fortuna a causa delle sue umili origini. Pittore, scrittore e amante delle scienze, la inizia all’arte, nel tentativo di trasmetterle le sue conoscenze. In un contesto in cui essere donna significa solo diventare moglie e madre, Plautilla cerca di affermarsi con la sua arte e con caparbietà riesce ad essere ammessa alla prestigiosa Accademia nazionale di San Luca. Negli anni, grazie anche all’amicizia dell’abate Elpidio Benedetti, si ritaglia un nome nel panorama artistico romano. Sua è la realizzazione della Cappella di San Luigi nella chiesa di San Luigi dei Francesi e sua è la costruzione di Villa Benedetta, progettata in veste ufficiale di architettrice su incarico proprio dell’abate Benedetti. La villa, nota anche con il nome di “Vascello” per la sua forma particolare, è il fil rouge del romanzo, ideale collegamento tra i due piani temporali in cui si svolgono le vicende, quello del Seicento in cui vive Plautilla e quello della Repubblica Romana del 1849, anno di scontri che porteranno al bombardamento della villa stessa.

Diventare architetto [...] trasformare un disegno in pietra, un pensiero in qualcosa di solido, perenne. Tirar su una casa. Scegliere le tegole del tetto e il mattonato del pavimento. Immaginare facciate, cornicioni, architravi, logge, scale, frontoni, prospettive, giardini. Per quanto ne sapevo, una donna non l’aveva mai fatto. Non esisteva nemmeno una parola per definirla [...]  
Architetto no. Architetta? Suonava ridicolo. La donna pittore è una pittrice, la donna miniatore miniatrice. Architettrice, dunque.
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► Di questo libro vi avevo accennato anche nell’articolo dedicato al calendario letterario: un libro (o più) per ogni mese dell’anno.

4. Storie di pittrici che hanno fatto la storia dell’arte

Di altre due grandi donne che hanno fatto la storia dell’arte vi parlerò per bene nell’articolo che sto preparando sui libri ispirati alla pittura. Si tratta di Artemisia Gentileschi e di Frida Kahlo. Non voglio spoilerarvi troppo, quindi qui di seguito vi lascio solo qualche accenno, troverete poi tutti i dettagli nel prossimo articolo.

Artemisia è stata la prima pittrice italiana ufficialmente riconosciuta, la prima ad essere ammessa all’Accademia del Disegno di Firenze, un ambiente, fino a quel momento, esclusivamente maschile e in cui le donne potevano entrare solo in qualità di modelle. La sua biografia, parzialmente romanzata, è stata raccontata da Susan Vreeland ne “La passione di Artemisia”, un libro davvero interessante e ben scritto.

Frida non credo abbia bisogno di presentazioni, l’iconica pittrice messicana è un simbolo di genialità e di femminismo e la sua storia è da sempre fonte di ispirazione per gli scrittori. Una biografia che mi è piaciuta particolarmente è quella del 1983 della Herrera, pubblicata qualche anno fa da Neri Pozza con una splendida copertina in bianco e nero.

5. “La ragazza con la Leica” di Helena Janeczek: la biografia della fotoreport Gerda Taro

Vincitore del Premio Strega 2018, questo libro racconta la storia di Gerda Taro, la prima fotoreporter donna purtroppo caduta su un campo di battaglia. Un libro originale nella forma e interessante nel contenuto, che mi ha aperto una finestra su una figura femminile che non conoscevo, sul suo lavoro, sulle difficoltà incontrate, sulle sue passioni e sulla storia con Robert Capa. Una biografia complessa da leggere, sia per i diversi piani temporali del racconto che si alternano continuamente, sia per i molteplici punti di vista usati come voce narrante. Una biografia romanzata che ha come sfondo quello crudo e difficile degli anni Trenta, quando il nazifascismo era alle porte.

Gerda, figlia di ebrei polacchi, è una ragazza affascinante, piena di gioia di vivere, coraggiosa, determinata, ribelle, sempre pronta a seguire le sue passioni e a combattere per esse. A soli 26 anni perde la vita travolta da un carro armato mentre si trova al fronte per documentare la guerra civile di Spagna e il suo ritratto viene mostrato attraverso la voce di chi ha avuto un ruolo importante nella sua vita: Willy Chardack, da sempre innamorato di lei anche se relegato al ruolo di amico, Ruth Cerdaf, amica d’infanzia, e Georg Kuritzekes, ex-fidanzato. Nel libro trovano spazio la sua vita in Germania, quella a Parigi e ovviamente il rapporto con Robert Capa, mentore e compagno di vita, che le ha insegnato ad usare l’amata Leica.

Era fatta così, era volubile e volitiva, un metro e mezzo di orgoglio e ambizione, senza i tacchi. Bisognava prenderla com’era: sincera sino a far male, affezionata a modo suo, sulla lunga durata.
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6. “Sei donne che hanno cambiato il mondo” di Gabriella Greison: la storia delle grandi scienziate della fisica del XX secolo

Questo interessantissimo saggio, edito da Bollati Boringhieri, racconta la vita di sei incredibili donne che, nonostante tutte le difficoltà, sono riuscite ad affermarsi in campo scientifico.

Con uno stile originale e scorrevole, l’autrice ci guida attravero i (molti) successi e i (pochi) fallimenti di sei pioniere. La famosa chimica polacca Marie Curie, l’unica che, in tutta sincerità, già conoscevo; la fisica Lise Meitner, assistente prediletta di Planck, professoressa in Germania e “madre” della bomba atomica; Emmy Noether, definita come “la più grande matematica che sia mai vissuta”; la chimica e cristallografa Rosalind Franklin, che studiò il modello del DNA; la bellissima diva del cinema statunitense Hedy Lamarr, che fu anche studentessa di ingegneria e diede un contributo fondamentale allo sviluppo delle comunicazioni wireless; Mileva Marić, la fisica serba prima moglie di Albert Einstein, con cui lavorò alla teoria della relatività.

La Greison ha voluto rendere un “tributo a sei donne, sei scienziate che si sono avvicinate alla fisica e l’hanno studiata. Sei persone che sono state in grado di sovvertire il modo comune, il più diffuso stereotipo di come venivano etichettate”. Essere donne in un mondo accademico ancora quasi esclusivamente maschile è stata una sfida che le protagoniste hanno vinto, pur con moltissima fatica. Questo è un libro che mi sento di stra-consigliarvi, sia perché consente di conoscere la vita di scienziate di cui tipicamente non si sa molto, sia perché la narrazione è davvero piacevolissima e aiuta così a mitigare le inevitabili tristi riflessioni su quanto ci sia ancora da fare per una vera parità di genere.

Loro non se ne stanno sedute, con la borsetta in mano, accanto al marito. No, guardate bene, hanno le mani libere. In una fotografia immaginaria che le ritragga tutte, le vedremmo ciascuna alle prese con il proprio lavoro, in uno dei loro momenti di vita quotidiana. Una alla prese con il radio e il polonio radioattivo, una con il chiodo fisso per quella strana molecola della vita che oggi sappiamo essere a forma di doppia elica, un’altra con i rimorsi per la bomba atomica, un’altra ancora con quella straordinaria intuizione che noi ora chiamiamo wifi. Se queste donne fossero ancora vive, avrebbero dietro una fila di segretari con le loro agende in mano e di ragazzi che vorrebbero fermarle per strada per farsi dei selfie con loro da pubblicare sui social.
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