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Giappone da leggere: 10(+1) libri ambientati in Giappone

Scritto da Silvia

Libri sul Giappone e libri ambientati in Giappone da leggere assolutamente, dai romanzi alle guide “alternative” ai diari di viaggio. I libri più belli che raccontano il Giappone.

Il Giappone è un mio grande sogno da anni. Il lento incedere delle geishe e le loro abili mani che versano il tè, il profumo dei ciliegi in fiore e il bosco di bambù di Kyoto, la moderna frenesia di Tokyo e i dolcissimi daini di Nara, sono tantissimi i motivi per cui non vedo l’ora di immergermi nella cultura e nelle tradizioni giapponesi. Immagino un lungo viaggio, un mese o poco meno, per scoprire senza fretta il Giappone più autentico. Vorrei alloggiare in un caratteristico ryokan, immergermi in una vasca di legno per il rito dell’ofuro, la purificazione del corpo e dello spirito, mangiare ramen e onigiri e stupirmi ad ogni passo. E nell’attesa viaggio tra le pagine dei libri. Romanzi, biografie, guide e saggi ambientati in Giappone e che parlano del Giappone. Titoli che permettono di conoscere la cultura nipponica e la sua letteratura, autori giapponesi e non, ma in ogni caso profondi conoscitori del Giappone.

Come forse avrete capito, ho letto davvero parecchi libri ambientati in Giappone e sto continuando a comprarne e ad inserirne in wishlist. Un modo per viaggiare da casa nell’attesa di atterrare veramente a Tokyo. In questo articolo vi consiglio quelli che secondo me sono i libri più belli sul Giappone.

Libri ambientati in Giappone: i titoli più belli che vi consiglio di leggere

1. Un grande classico sul Giappone: “Memorie di una geisha” di Arthur Golden

Anche se questa non è una classifica, al primo posto tra i libri ambientati in Giappone non ci può che essere “Memorie di una geisha”, uno dei miei libri preferiti da sempre. Il romanzo racconta la vita e i pensieri di una geisha di Kyoto nel periodo storico a cavallo della Seconda Guerra Mondiale. Chiyo è poco più che una bambina quando viene venduta dal padre ad un okiya (una casa per geishe) e mal sopporta la sua nuova condizione. Sarà l’incontro con “il Presidente”, il primo uomo a trattarla con gentilezza, a farle desiderare ardentemente di diventare geisha, per avere la possibilità di incontrarlo nuovamente. Il romanzo si snoda tra speranze e successi, tra dolori ed angosce, sullo sfondo dei cambiamenti che la Guerra porta con sé. Un’arte antica raccontata magistralmente, attraverso gli occhi di una bambina che diventa donna. Un libro da cui è stato tratto anche un film.

Una storia bellissima, nonostante le polemiche che sono seguite all’uscita del libro. L’autore è stato infatti denunciato da Mineko Iwasaki, la geisha a cui è ispirato il romanzo, sia per averla citata (contrariamente agli accordi) che per aver dato un’immagine delle geishe, a dire di Mineko, distorta e lesiva della loro realtà, quasi offensiva. Non so quanto ciò sia vero ma onestamente, dopo aver letto il libro, l’impressione che rimane è quella dolce di un’arte antica, delicata, difficile a volte, e che non ha sicuramente nulla a che fare con la prostituzione. 

Conduciamo la nostra esistenza come acqua che scende lungo una collina, andando più o meno in un’unica direzione finché non urtiamo contro qualcosa che ci costringe a trovare un nuovo corso.

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2. Un viaggio anche interiore: “Kitchen” di Banana Yoshimoto

«Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina» La prima riga del primo capitolo chiarisce subito la grande passione della protagonista Mikage, una giovane ragazza rimasta sola al mondo dopo la morte dell’adorata nonna. Un evento che la porta a riflettere sul senso della famiglia e sulla realtà della solitudine. La necessità di analizzare le proprie sensazioni, di trovare dei piccoli momenti di felicità perfetta. Una cena cucinata con amore, un tè caldo bevuto in un bicchiere, una corsa in taxi nella notte per consegnare un pacchetto speciale, la consapevolezza di sé stessi.

Loro vivevano nella felicità. Erano state educate, forse da genitori affettuosi, a non oltrepassare mai i limiti di quella felicità, a qualunque cosa si applicassero. Così non conoscevano mai veramente la gioia. Non si può scegliere tra queste forme di vita. Ognuno vive solo come sa. Felicità è anche non accorgersi che in realtà si è soli.

Sullo sfondo di queste riflessioni si affacciano appena sussurrate le atmosfere di un Giappone delicato, dalle tinte pastello, tra ponti da attraversare e personaggi fuori dagli schemi tradizionali, in una rivisitazione dei classici ruoli uomo-donna. Un Giappone accennato anche tramite i suoi sapori, tra esperimenti di cucina più o meno riusciti. Un libro delicatissimo, da approcciare in punta di piedi, all’altezza della fame dell’autrice.

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3. Una biografia giapponese: “Storia proibita di una geisha” di Rande Brown e Mineko Iwasaki

Parlandovi di “Memorie di una geisha” vi ho detto che la geisha cha ha ispirato il romanzo ha denunciato l’autore. Ma non è tutto. Anni dopo, in collaborazione con Rande Gail Brown, la stessa geisha ha voluto scrivere un romanzo autobiografico raccontando la sua vera storia. Nasce così questo libro che, inevitabilmente, ha diversi punti di contatto con quello di Golden e che, altrettanto inevitabilmente, è molto più intimo. Bello, crudo, diretto, meno romantico e delicato forse, ma è questa la sua forza. La vita della geisha più famosa del suo tempo narrata con la consapevolezza dell’età adulta, dettagli vividi che non hanno mai abbandonato i pensieri di Mineko e la ferma volontà di abbattere il muro di silenzio che da sempre circonda questo mondo.

Siamo state costrette a mantenere il silenzio da regole non scritte, dal peso della tradizione e dalla sacralità della nostra eccezionale vocazione. Tuttavia sento che è venuto il momento di parlare. Voglio che sappiate cosa significa realmente vivere la vita della geisha, un’esistenza colma di enormi sfide professionali e di magnifiche soddisfazioni. A detta di molti sono stata la miglior geisha della mia generazione. Sicuramente sono stata quella di maggior successo.

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4. Racconti di viaggio: “Cerchi infiniti. Viaggi in Giappone” di Cees Nooteboom

La penna di Cees Nooteboom è poesia pura, la postfazione di Giorgio Amitrano una splendida sorpresa e la copertina di Iperborea deliziosa. Una collezione di racconti di viaggio scritti tra il 1977 e il 2012, da leggere assolutamente se amate il Giappone.

Nooteboom paragona il suo primo viaggio in Giappone alla fase dell’innamoramento, quella in cui tutto appare perfetto. I viaggi successivi rivelano invece una sorta di triste nostalgia per il Giappone di un tempo che non c’è più, per quel Sol Levante così distante da noi, non solo in termini geografici, ma soprattutto culturali. Una terra che attrae e respinge al tempo stesso, in cui l’autore a volte si sente solo e quasi estraneo, in cui continua a ricercare quello che i secoli hanno inevitabilmente spazzato via.

Non si tratta di un libro facile, di quelli che si leggono tutto d’un fiato. Io l’ho tenuto sul comodino quasi un mese, per familiarizzare con lo stile apparentemente dispersivo di Nooteboom, per darmi il tempo di imparare che il colore degli abiti nel Palazzo Imperiale indica la posizione sociale, per conoscere pagina dopo pagina la storia del Giappone ai tempi del principe Genji, per capire come il Giappone possa essere percepito anche visitando una mostra in Europa, per segnarmi i numerosi consigli di letteratura giapponese che vengono dispensati qua e là.

L’obiettivo segreto e inconsapevole di certi viaggi è quello di mandare in totale confusione il viaggiatore, estraniarlo a tal punto dalle sue origini da far apparire la sua esistenza come un’oscura faccenda cui potrà tornare solo con grande difficoltà. Soltanto allora sei stato veramente via, così altrove da essere forse diventato altro.

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5. Letteratura di viaggio: “Autostop con Buddha. Viaggio attraverso il Giappone” di Will Ferguson

Un esempio di letteratura di viaggio alla Bryson che tanto amo. Ironica, divertente, scritta da un vero viaggiatore. In questo libro Ferguson racconta il suo viaggio dal sud al nord del Giappone lungo il Sakura Senzen, il Fronte dei Fiori di Ciliegio. Come dice il titolo stesso, decide di muoversi solo in autostop, per conoscere ancora meglio i giapponesi e i loro costumi. I vari incontri e passaggi ricevuti lungo il percorso rappresentano spaccati di vita di cui sorridere e da cui trarre insegnamento. Uno dei più belli per me è l’incontro con il signor Migita, che ospita Ferguson a casa propria, lo aiuta a tracciare un itinerario dettagliato e decide di accompagnarlo per un tratto molto più lungo di quanto previsto inizialmente. Piccoli viaggi nel viaggio.

Il Giappone tratteggiato capitolo dopo capitolo è quello autentico, quello dell’armonia e della coerenza delle tradizioni, quello del culto dell’ospite e della curiosità per lo straniero, quello secolare dei templi e quello incantevole della fioritura dei ciliegi. Un Giappone che attrae e in cui lo stesso autore non può fare a meno di tornare ancora e ancora.

Il Giappone è una nazione perfetta per gli autostoppisti, e uno dei più grandi vantaggi dell’autostop è il suo essere un’esperienza transitoria. Ti dà la possibilità di incrociare delle vite in corso di svolgimento, i viaggi si susseguono fulminei come istantanee, e la gente diventa una sequenza di vignette […] Forse speravo, in qualche modo, di trovare in questa scorpacciata di luoghi e di persone qualcosa di più vasto, di capire, se non il Giappone, almeno quale fosse il mio posto al suo interno.

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6. Un viaggio sentimentale: “Tokyo tutto l’anno” di Laura Imai Messina

Laura Imai Messina è una profonda conoscitrice del Giappone. Trasferitasi nella terra del Sol Levante a ventitré anni per motivi di studio, abita ormai stabilmente a Tokyo e nei suoi libri mette l’amore per quella che a tutti gli effetti è la sua seconda casa. Questo libro, pubblicato a settembre 2020, è un vero viaggio alla scoperta dell’anima di Tokyo, dei suoi lati noti e di quelli sconosciuti ai più. Dodici mesi dedicati a dodici diversi aspetti della metropoli nipponica, in cui traspare il gran lavoro di ricerca svolto dall’autrice e la sua intima connessione con il Giappone. Un libro di quelli che non si leggono in rapidità ma che accompagnano il lettore per settimane, dandogli il tempo di conoscere tradizioni, usi, costumi e angoli di Tokyo.

Questo libro non si colloca facilmente come genere letterario ma, giusto perché possiate farvi un’idea, io l’ho trovato un po’ racconto autobiografico e un po’ guida turistica, un po’ saggio e un po’ diario. E a renderlo ancor più originale sono le dodici illustrazioni di Igort, fumettista italiano amante del Giappone.

Con il monte Fuji fu amore a prima vista, ed è così per tutti. Me ne accorgo la mattina quando, per quanto affollato possa essere un treno e per quanto scomodo possa essere il proprio posto nella carrozza, le persone alzano gli occhi dal giornale, dal libro o dallo schermo, come chiamate da una voce silenziosa. Nel momento in cui si vede stagliarsi all’orizzonte il monte Fuji, ci si sente profondamente bene, come constatando la presenza di uno spirito benevolo, di un nume tutelare che veglia su di noi.

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7. Il dolore e la rinascita dopo lo tsunami del 2011: “Quel che affidiamo al vento” di Laura Imai Messina

Tra i libri più belli ambientati in Giappone vi consiglio nuovamente un’opera di Laura Imai Messina. Un romanzo estremamente delicato che parla di resilienza, di dolore, di forza e di rinascita e che l’autrice ha voluto dedicare a tutte le vittime del disastroso tsunami del marzo 2011.

Protagonista è Yui che, dopo aver perso la figlia e la madre nella catastrofe, scopre il “telefono del vento” nel giardino di Bell Gardia (un luogo che esiste davvero, nel nord-est del Giappone). Una cabina telefonica non funzionante ma in cui chiunque abbia subito un lutto può affidarsi al vento per comunicare con i propri cari. Una storia dolcissima che mi ha commossa più volte. La sofferenza di Yui, l’incontro con Takeshi e con la piccola Hana, rimasti anch’essi soli, la speranza che poco a poco si affaccia e la forza di provare a continuare nonostante tutto e di rinascere.

Non fate l’errore di credere che si tratti di un romanzo d’amore, questo libro è un inno alla vita, alla cura del dolore, prezioso e lieve, a tratti quasi semplice, ma che, proprio per questo secondo me, è in grado di arrivare dritto al cuore.

Per la prima volta dal giorno dello tsunami, accettò di dubitare della fermezza che si era imposta, della decisione di tagliare in due il mondo, quello dei vivi da quello dei morti. A parlare con chi non c’è più, pensò, non si fa forse nulla di male. Bastava accettare che le mani non toccassero più nulla, che lo sforzo di memoria fosse tale da riempire le falle, che la gioia di amare si concentrasse non nel ricevere, ma solo nel dare.

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8. Un romanzo dello scrittore giapponese più famoso al mondo: “Norwegian Wood. Tokyo Blues” di Haruki Murakami

Un vero e proprio caso editoriale. L’ottavo libro ambientato in Giappone che vi presento è il capolavoro di Haruki Muramaki. Un romanzo intimista, di formazione, che affronta in modo magistrale temi estremamente complessi come la malattia mentale e la morte, la solitudine e il suicidio.

Una sorta di lungo flashback in cui Toru Watanabe, il protagonista, racconta in prima persona e con malcelata nostalgia i suoi diciassette anni. Dalla morte del suo migliore amico all’amore per Naoko e per Midori, fragile e spezzata la prima, pulsante di vita la seconda. Non avevo mai letto nulla di Murakami prima di questo libro e ciò che più mi ha colpita è il suo descrivere la realtà in modo crudo e sincero, il sondare le pieghe più profonde dell’animo umano senza imbarazzo. Vita e morte, il sesso come forma di familiarità, i tentativi di tornare alla normalità e la comprensione del fatto che siamo tutti perfettamente imperfetti. Il passaggio all’età adulta, un percorso lento e fatto di sempre maggiori consapevolezze, sulle note ricorrenti della musica degli anni Sessanta.

Ehi, Kizuki, pensai, io a differenza di te ho deciso di vivere, e anche di cercare di vivere bene. Immagino quanto deve essere stata dura per te, ma lo è anche per me, credimi sulla parola. E lo è perchè sei morto lasciando Nakoto in quel modo. Ma io non la abbandonerò così […] diventerò ancora più forte di come sono adesso, e più maturo. Diventerò adulto. Devo farlo. Finora ho sempre pensato che avrei voluto oscillare in eterno tra i diciassette e i diciott’anni, ma adesso non lo penso più. Non sono più un ragazzo. Comincio a sentire la responsabilità. Io non sono più quello che tu hai conosciuto. Ho vent’anni ormai. E devo pagare il prezzo per continuare a vivere.

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9. Un pizzico di magia: “Finché il caffè è caldo” di Toshikazu Kawaguchi

Un romanzo bellissimo ambientato in Giappone, uno dei primi libri letti quest’anno e per ora uno dei più belli. Un titolo che in Giappone è diventato un vero caso editoriale con più di un milione di copie vendute.

La scrittura è piacevole e scorrevole, grazie anche al fatto che inizialmente il libro era stato scritto per il teatro. La trama è piuttosto semplice e ruota attorno ad una caffetteria speciale di Tokyo. La leggenda narra infatti che, sedendosi ad un determinato tavolino e rispettando una serie di regole ben precise, sia possibile tornare indietro nel tempo e rivivere uno specifico momento della propria vita. Tra le regole ce n’è una fondamentale: bisogna necessariamente finire il caffé prima che si raffreddi. Nella piccola caffetteria si alternano quattro storie che rappresentano l’amore a tutto tondo, da quello verso il proprio compagno di vita a quello per un figlio. Fumiko, Kotake, Hirai e Kei sono le protagoniste che decidono di sedersi al tavolino con un caffé caldo e che ci insegnano a non dare mai nulla per scontato e a vivere al massimo ogni istante.

Ho amato questo libro, mi ha fatto sorridere e commuovere fino alle lacrime perché in ogni storia ho ritrovato un po’ di me stessa.

Erano passati parecchi anni da quando la leggenda metropolitana dei viaggi nel tempo aveva fatto vivere alla caffetteria il suo momento di gloria. Ben poco interessata a quel genere di cose, Fumiko se n’era completamente scordata e la settimana precedente era entrata in quel locale per puro caso. Ma la sera prima di ritornarci aveva guardato un programma in televisione e il presentatore si era messo a parlare di leggende metropolitane. In quel momento un fulmine le era balenato in testa e all’improvviso le era tornata in mente la storia di quel caffè. Il caffè che vi porta indietro nel tempo.

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10. Tradizione e delicatezza d’Oriente: “Lo zen e la cerimonia del tè” di Kakuzo Okakura

Un breve saggio per comprendere il Giappone e l’Oriente in generale, scritto da uno dei massimi esperti in materia. Un modo, secondo l’autore, di preservare e difendere i tratti distintivi della cultura orientale, in opposizione al dilagante stile di vita occidentale. Il rito del tè diventa quindi un simbolo del Giappone, dei rapporti tra le persone, della cura per il dettaglio. Dalla stanza del tè, descritta minuziosamente in ogni suo aspetto anche architetturale, si passa al rapporto tra zen e tè, dalla sensibilità estetica si arriva all’amore per i fiori, seguendo una linea sottile che riconduce tutto all’armonia dell’arte.

Il tè è un’opera d’arte, e solo la mano di un maestro può renderne manifeste le qualità più nobili. Ci sono tè buoni e cattivi, così come ci sono dipinti belli e brutti – questi ultimi sono più frequenti. Non esiste ricetta per preparare il tè ideale, così come non ci sono regole per creare un Tiziano o un Sesson. Ogni preparato di foglie ha una propria individualità […] In esso, la vera bellezza deve esser sempre presente.

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10(+1). La guida più ironica sul Giappone: “I love Tokyo” de La Pina

L’ultimo libro che vi propongo, oltre ad essere ambientato in Giappone, lo racconta in modo strepitoso. La Pina è una conduttrice radiofonica famosissima, una vera forza della natura, ma quello che molti non sanno è che ama profondamente il Giappone e che ci è già stata più di quaranta volte.

Proprio dalla sua esperienza nasce questo libro, che definirei “pop”. Una personalissima guida alla scoperta di Tokyo. Un libro ironico e diretto, che non si pone come la classica lista delle attrazioni da visitare, ma che fa scoprire abitudini e tradizioni del popolo giapponese, tra aneddoti e consigli. Capitolo dopo capitolo ho scoperto come ci si veste in Giappone e cosa si mangia, ho capito che è normale che qualsiasi cosa si acquisti venga incartata con estrema cura e quanto radicato sia il fenomeno del cosplay. E se cercate un altro motivo per leggere assolutamente questo libro, sappiate che è interattivo. Ci sono foto, illustrazioni, box con interventi esterni di amici e colleghi de La Pina, test (come quello per capire quali sia la zona migliore in cui alloggiare) e QR Code sparsi tra le pagine tramite cui si accede ad altre foto, a video e ad una colonna sonora composta appositamente dal marito de La Pina, Emiliano Pepe, famoso rapper e produttore. Una lettura che diventa quasi un’esperienza.

I LOVE TOKYO non è una guida, non è un racconto di viaggio, non è un romanzo. Forse la cosa che gli assomiglia di più è una canzone d’amore […] Ho deciso di scrivere questo libro perché in tutti questi anni ho fatto da madrina ai viaggi in Giappone di amici e amiche. Ho disegnato loro centinaia di mappe sui tovaglioli dei ristoranti, ho consigliato dove fare shopping, indicato le strade dove perdersi, i parchi dove riposarsi e, stremata dall’idea di dover continuare a farlo, ho detto ‘OK, lo faccio una volta per tutte!’. Ma l’ho fatto anche per me. Per dare un ordine, anche se mio, a tutto quello che questo posto mi ha dato. E poi perché Tokyo se lo merita.

Quello che […] nessuna guida vi potrà mai dare è la mia Tokyo. Il modo in cui l’ho vista, annusata, sentita, mangiata, accarezzata, amata fin da ragazzina.

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Si conclude così questa mia lunga rassegna di libri dedicati al Giappone. Spero di avervi dato qualche spunto interessante e, se avete qualche altro titolo da consigliarmi, scrivetemi.

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