Italia Veneto

Cosa vedere a Dolo tra acqua, mulini e street art: visita al piccolo borgo veneziano

Scritto da Silvia

Cosa vedere a Dolo, il piccolo comune veneziano che si affaccia sul Brenta. Dagli antichi mulini allo squero monumentale alla street art.

Dolo è un piccolo borgo situato lungo le rive del Naviglio del Brenta, a pochi chilometri da Venezia. Non molto nota al di fuori dei confini regionali, Dolo ha una storia estremamente interessante, legata in particolare ai rapporti con Venezia all’epoca della Serenissima. In tempi più recenti è invece diventata culla della street art veneziana, quasi a voler confermare in chiave moderna la definizione che campeggia sui cartelli di accesso alla città: “Dolo, borgo immortalato da Canaletto”. Una frase che fa capire fin da subito il profondo legame tra Dolo e l’arte, che si estende idealmente dalle antiche ville nobiliari ai murales dei giorni nostri.

Dolo è perfetta per una gita di poche ore, in cui visitare il centro storico e divertirsi a scovare alcune delle opere colorate sparse tra le vie. Potete pensare di abbinarla ad esempio a un viaggio a Venezia oppure a un weekend dedicato alla Riviera del Brenta.

Cosa vedere a Dolo: il centro storico e il legame con Venezia

La prima cosa che salta all’occhio visitando Dolo è la sua somiglianza con Venezia. L’acqua che scorre, i ponti in pietra e soprattutto il Duomo di San Rocco, il cui alto campanile ricorda tantissimo quello più famoso di San Marco. Passeggiando tra le vie acciottolate del centro storico e osservando i dettagli dei palazzi più antichi è evidente quanto sia stato forte l’influsso veneziano nello sviluppo della città. Un’atmosfera che sembra a tratti sospesa e che al tramonto ha pochi eguali nei dintorni.

Nonostante la relativa vicinanza, il legame di Dolo con Venezia ha iniziato però a farsi più stretto solo a partire dal XVI secolo, quando il governo veneziano prese la decisione di riqualificare la sua terraferma. La nobiltà iniziò ad acquistare terreni lungo il Brenta per costruire ville e palazzi che ancora oggi rappresentano una delle maggiori attrattive della zona.

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Il Brenta contribuì in maniera decisiva allo sviluppo commerciale ed economico di Dolo grazie al suo traffico fluviale. A Dolo si trovano infatti le storiche chiuse vinciane (le cosiddette “porte del Dolo”), realizzate su progetto di Leonardo da Vinci e che, insieme a quelle dei vicini paesi di Mira, Stra e Moranzani, permettevano la navigazione da e verso Venezia, annullando di fatto il dislivello di 12 metri presente tra la città lagunare e Padova. A Dolo era inoltre possibile riparare le imbarcazioni in quello che ancora oggi è l’unico squero di tutta la Riviera del Brenta e che si trova sulla cosiddetta “isola bassa”, il punto in cui il Brenta si divide in due.

Lo squero monumentale è una sosta imperdibile se si visita Dolo ed è in ottime condizioni. Con il tetto dalla caratteristica forma a capanna e dieci colonne, in passato era il cantiere in cui trovavano ricovero le imbarcazioni e oggi, oltre ad essere uno dei punti più scenografici in cui concedersi un aperitivo, proprio sulla riva, è la meta preferita dei più piccoli che possono osservare da vicino le molte oche sempre presenti.

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Dolo deve il suo ruolo di rilievo ai tempi della Serenissima anche alla realizzazione del canale Seriola, che aveva lo scopo di ricavare acqua potabile con cui rifornire Venezia. L’acqua dolce veniva filtrata e poi chiusa in botti che venivano trasportate a Venezia con burchi e burchielli, le caratteristiche imbarcazioni. Anche dopo la costruzione dell’acquedotto veneziano il Seriola restò per molto tempo una delle sorgenti principali dell’acquedotto stesso, tanto che nel punto dove il canale devia dal Brenta era presente una pietra con l’immagine di un leone alato, simbolo di Venezia, e l’iscrizione latina “Hinc Potus Urbi”.

Dopo le ville, i palazzi nobiliari e lo squero monumentale, un’altra cosa da vedere assolutamente a Dolo è l’antico mulino ad acqua che si trova nel cuore del centro storico. Costruito nella prima metà del Cinquecento, era considerato all’epoca uno dei mulini più grandi d’Europa.

I mulini di Dolo hanno rivestito per secoli un ruolo di primo piano nell’economia della città e della regione e il principale è rimasto attivo fino al 1989. Oggi, dopo un attento restauro, i mulini ospitano enoteche e ristoranti in una location d’eccezione. Nonostante sia stata a Dolo molte volte, il fascino dell’aperitivo al tramonto nell’antico mulino non mi stanca mai. Dovreste provare.

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Cosa vedere a Dolo: itinerario alla scoperta della street art

Come vi ho anticipato all’inizio di questo articolo, Dolo non è solo storia e rapporti con la Serenissima, ma anche colore e modernità, tanto che dal 2016 ospita IDoLove Urban Art Festival, un festival dedicato alla street art a cui prendono parti artisti tra i più bravi e famosi del panorama nazionale (un nome su tutti: Alessio B, di cui vi parlerò a brevissimo in un articolo dedicato alla street art padovana).

Le opere sono sparse per le vie della città, nei quartieri residenziali, sulle facciate delle scuole e sono un mix eterogeneo di stili e soggetti che danno colore agli edifici. Ho preparato per voi un piccolo itinerario alla scoperta della street art di Dolo che, nel caso vi interessi, vi consentirà di ottimizzare il percorso e vedere murales di artisti diversi realizzati in edizioni diverse del festival.

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Di seguito vi lascio le foto che ho fatto ai murales di questo itinerario e vi indico con precisione dove si trovano (quando sparisco dai social lavoro offline per voi).

  • “Dolo sommersa” di DADO (2016) – sulla facciata del Palazzetto dello Sport in via dello Sport
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  • “Il silenzio dei pesci” di Tony Gallo (2016) – piazza Mercato, sul muro che divide lo spazio dedicato al mercato dal cimitero
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  • “L’amore sbagliato” di ZED1 (2017) – via Dauli
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  • Alle spalle del murale di ZED1, sempre in via Dauli c’è un’opera di Etnik, di cui però non si conosce il titolo
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  • “Tondo Dolo” di DADO (2017) – un coloratissimo prato verticale in via Antonio Guolo, dove c’è anche un altro murale dai colori caldi realizzato nello stesso anno da Peeta & Joys
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  • “Volare per poi incontrarsi” di Tony Gallo (2017) – in largo G. Pinelli, nell’area pedonale
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  • “Pop Love” di Alessio B (2016) – piazzetta Degli Storti
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  • L’isola dell’energia” di Alessandra Carloni (2016) – sulla facciata della scuola elementare “De Amicis” in via Rinascita
  • “Capitan Avventura” di Burla (2021) – via IV Novembre
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  • “Fragile” di Alessio B (2016) – sulla facciata della scuola media “Giuliani”, a sinistra della porta d’ingresso, in via IV Novembre 2 (purtroppo quando sono andata a scattare la foto c’era l’erba alta quindi il murale non si vede benissimo)
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  • “Bosco verticale” di PAO (2017) – sulla torretta Enel di via IV Novembre
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Spero davvero che questo articolo vi sia piaciuto, soprattutto perché è il primo di una lunga serie di articoli che quest’anno voglio dedicare alla mia provincia, Venezia, e alla mia regione.

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