Libri al femminile per riflettere e ritrovare sé stesse. Un viaggio interiore attraverso le pagine dei miei titoli preferiti.
Quando parliamo di libri di viaggio pensiamo subito a descrizioni di mete esotiche, saggi che raccontano la storia e le tradizioni di un popolo, romanzi che si snodano tra le vie di una città. Ma non sempre serve prendere l’auto o l’aereo, spesso è sufficiente fermarsi a riflettere per intraprendere il viaggio più importante, quello dentro noi stessi. Ecco perché oggi vi propongo tre libri che parlano di un viaggio interiore, di prese di consapevolezza e rinascita, tre titoli che ho amato molto e che mi hanno lasciato qualcosa.
Tre titoli per un viaggio interiore
1. Un grande classico: “Mangia Prega Ama” di Elizabeth Gilbert
Ho tenuto questo libro sul comodino per settimane prima di iniziare a leggerlo. Non so perché, forse inconsciamente avevo la sensazione che mi avrebbe fatto riflettere troppo. E così è stato. Un libro che pagina dopo pagina mi ha portato a conoscere Liz, le sue paure, le sue insicurezze, i suoi desideri più profondi e a capire meglio anche me stessa. Un libro su cui avevo dei pregiudizi, sia a causa delle opinioni non lusinghiere che ne ho sempre letto sia perché il film che ne è stato tratto non mi è piaciuto affatto, ma che, contrariamente alle aspettative, mi ha coinvolta. Né un saggio filosofico né un racconto frivolo, ma una storia da approcciare con la voglia di coglierne spunti di riflessione e punti di vista nuovi.
La trama è piuttosto semplice e si snoda in giro per il mondo. Un matrimonio naufragato e la necessità di ritrovare sé stessa, una consapevolezza che dirompe nel cuore della notte e che da subito sembra spaventosa. È questo l’inizio di un percorso vero e proprio, di un viaggio interiore che si accompagna ad un viaggio intorno a mondo. Tre mete per altrettanti stati d’animo. L’Italia, con l’eterna Roma, rappresenta la prima tappa, una parentesi di vita in cui Liz non è ancora completamente focalizzata su ciò che vuole e cerca solo di provare a stare meglio. Un corso di italiano, nuove amicizie, qualche chilo in più, una vacanza. Dal mangia si passa poi al prega con un volo verso l’India per un intenso soggiorno in un ashram dove, tra esercizi spirituali, meditazione e non senza qualche difficoltà, Liz riesce a fare ordine dentro sé stessa e a trovare la pace. L’ultima parte del libro è ambientata in Indonesia, nella magica Bali, ed è dedicata all’ama. È qui che Liz rinasce, trovando la felicità e l’amore.
Ho incontrato la mia parola […] Leggevo un vecchio testo di yoga e ho trovato la descrizione di alcuni cercatori dello spirito. Nel paragrafo figurava una parola in sanscrito: antevasin, o colui che vive sul confine […] Anch’io vivo su quel limitare, sul confine sfuggente tra il mio vecchio modo di pensare e il mio nuovo modo di comprendere, continuando senza sosta a imparare. È un confine che si sposta in continuazione – anche se tu avanzi nei tuoi studi e nelle tue realizzazioni, la misteriosa foresta dell’ignoto rimane sempre a qualche metro da te. E devi viaggiare molto leggero per continuare a seguirla […] Ho passato così tanto tempo, negli ultimi anni, a domandarmi cosa dovevo essere. Una moglie? Una madre? Un’amante? Una zitella? Un’italiana? Una golosa? Una viaggiatrice? Un’artista? Una yogi? Adesso so di non essere nessuna di queste cose, almeno non completamente. E non sono neanche Zia Liz la Pazza. Sono solo un’antevasin – né questo né quello – una cercatrice sul confine sempre in movimento della magnifica, temibile foresta del nuovo.
2. Una storia di solidarietà femminile: “Donne che comprano fiori” di Vanessa Montfort
Un viaggio per mare e un viaggio dentro sé stessi. Marina, quarantenne vedova da poco più di un anno, ha sempre vissuto come estensione del marito, modellando la propria vita attorno a quella del compagno. Insicura e indecisa, scopre grazie a cinque amiche sui generis che non è mai troppo tardi per ricominciare, per superare i propri limiti. Pagina dopo pagina l’autrice descrive un originale universo femminile, che ruota attorno all’energica proprietaria di un negozio di fiori nel cuore di Madrid. Indipendenza, libertà e solitudine, dove inizia l’una e dove finisce l’altra. Marina lo scopre poco per volta, fino a trovare il coraggio di intraprendere una traversata in barca a vela in solitaria, abbandonando per la prima volta in vita sua il ruolo di co-pilota, per impugnare finalmente il timone.
Il pessimista si lamenta del vento. L’ottimista aspetta che cambi. Il realista aggiusta le vele. E questo è ciò che farò io. Aggiustare le vele. È la differenza tra continuare a vivere e annegare.
Lo stile narrativo è originale e coinvolgente, un viaggio di scoperta tra le pieghe dell’animo femminile. Alcuni aspetti del finale possono forse sembrare scontati, ma gli spunti di riflessione che lasciano sono molti.
3. Un romanzo corale: “Due sirene in un bicchiere” di Federica Brunini
Un libro bellissimo, a partire dalla copertina. Un libro che profumo di salsedine e di speranze e che ho amato.
Dana e Tamara, diverse eppure così simili, trovano nella loro amicizia la forza di scappare dal passato e danno vita ad un B&B insolito, un luogo in cui mi catapulterei io per prima se solo esistesse. Un rifugio per curare e guarire anime sofferenti, che cercano di ritrovare sé stesse, un soggiorno di puro detox dalla tecnologia e dai problemi, tra i corsi di yoga e la cucina bio di Dana e le opere d’arte di Tamara.
Il B&B delle Sirene Stanche, infatti, non si trovava su internet, non era menzionato nelle guide di viaggio o stampato su biglietti da visita. Era un indirizzo nel registro delle licenze, e nulla più. Non lo si raggiungeva con un clic sulla tastiera del computer, né lo si prenotava con una mail o una telefonata. Nemmeno per intercessione di un’amica o un amico che c’era già stato. Gli aspiranti clienti, attratti dal passaparola, potevano soltanto scrivere una lettera, rigorosamente a mano, e specificare le motivazioni delle propria richiesta di soggiorno, Dopodiché restavano in paziente attesa di un sì o di un no che le poste avrebbero recapitato in una busta color del mare, sigillata con il disegno smilzo di una donna dalla coda di pesce.
Quattro stanze, associate ad altrettante sirene, in cui passano e si intrecciano le vite degli ospiti e di Tamara stessa, sullo sfondo apparentemente aspro dell’isola di Gozo. Scogli e mare, il profumo di capperi e di finocchietto selvatico, onde che baciano ogni giorno la stessa spiaggia, una terra in cui può resistere solo una persona «disperatamente triste o pazzamente innamorata». Una terra descritta con passione, un’isola in cui la stessa Brunini si è trasferita a vivere. Una continua riflessione sui temi che abbracciano l’esistenza, dalla maternità alla morte, dalla fiducia in sé stessi alla scoperta delle proprie potenzialità.
Tutti, prima o dopo, hanno bisogno di una locanda della tregua. Di un luogo che accolga quello che ci portiamo addosso: ferite, sensi di colpa, rimpianti, disperazioni, dolori, indecisioni, rimorsi, perdite, paure. Un posto dove il tempo si fermi accanto a noi per sostenerci, senza sfidarci, incolparci o incalzarci. Dove non ci sono ieri e nemmeno domani. Soltanto una lunga riga di oggi, di adesso, di ora in avanti.
Avevate già letto qualcuno di questi libri? Ne avete altri da suggerirmi? Vi aspetto come sempre nei commenti.